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Brusuglio S. Vincenzo

Parrocchia di San Vincenzo in Brusuglio

Brusuglio_S_Vincenzo.jpgNell’archivio della Parrocchia troviamo questo scritto: “La comunità parrocchiale di Brusuglio sta a poco a poco trasferendo la sua sede e le sue attività nel nuovo centro parrocchiale di via Comasinella. Già la celebrazione delle Messe più frequentate viene fatta nella nuova chiesa e le feste più importanti vedono raccolta la comunità nel nuovo centro.Ma i brusugliesi non possono dimenticare la vecchia chiesina di via Manzoni legata alla memoria di ‘don Lisander’… La nuova chiesa è bella, moderna, più grande e più centrale, ma nel cuore rimane sempre la nostalgia di quella vecchia chiesina”.

Siamo nel 1979: comincia la storia della nuova chiesa intitolata a San Vincenzo, diacono e martire.
Viene traslato qui il titolo dell’antica chiesa della villa manzoniana che fu la sede della Parrocchia di Brusuglio fino a quell’anno.
Già intorno al 1965 la comunità brusugliese aveva iniziato a porsi il problema di una nuova chiesa, a causa della crescita della popolazione; si susseguirono progetti giudicati insoddisfacenti, ma solo nel 1972 il Card. Giovanni Colombo, in Visita pastorale, sbloccò la situazione promettendo un aiuto finanziario. Un nuovo progetto fu approvato dalle autorità religiose nel 1974: ottenuti i permessi civili, nel settembre del 1975 i lavori ebbero inizio.
Nonostante traversie burocratiche, non si sarebbero fermati che con la solenne dedicazione avvenuta il 21 gennaio 1979 per mano dello stesso Cardinal Colombo, ormai al termine del suo episcopato milanese.
L’architettura è moderna: volutamente si presenta con l’aspetto di una casa tra le case (“parrocchia”, in greco, significa proprio questo) e manca della torre campanaria a cui siamo tradizionalmente abituati pensando a una chiesa.
L’interno si presenta arioso e vasto, con una visuale che porta il fedele subito al centro dov’è il presbiterio, che racchiude l’altare, l’ambone e il tabernacolo.
Un dipinto di San Vincenzo, vestito della dalmatica rossa (l’abito tipico del diacono e il colore del martirio) e con in mano la palma del testimone vittorioso, è molto espressivo del titolo della chiesa.
Pur essendo nuova, la chiesa ha altri arredi di fattura antica sul presbiterio (come la croce astile) che richiamano a questa comunità la sua storia, che risale molto indietro nel tempo.

Gli spazi ampi sono decorati con legno, che dà il calore di una casa, mentre le ampie vetrate danno luce naturale agli interni. Tutto è pensato per la celebrazione eucaristica più che per il silenzioso raccogliersi personale. Resta comunque un riuscito esempio di sposalizio tra architettura moderna e spazio-chiesa con le sue esigenze e simbologie; cosa che non sempre si realizza felicemente.

 

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